martedì 30 giugno 2015

La foresta delle rose scarlatte - Raccolta completa - Mariano Ciarletta ©

 

La foresta delle rose scarlatte è la prima raccolta poetica  pubblicata dallo scrittore salernitano

Mariano Ciarletta con la casa editrice Plectica. Comprende 10 componimenti differenti, di cui, alcuni,

 assumono la struttura di vere e proprie filastrocche aventi sia accenni storici che altri marcatamente 

gotici.




 

 
 
 
La foresta delle rose scarlatte.
 
Un bel dì entrai  in una fitta foresta
io giovane fanciullo dalla bionda testa
per la curiosità che verso quel luogo
mi aveva spinto a quel terribile giuoco.
 
Oltrepassato il limitare boscoso,
mi fermai a riposare sotto un pino ombroso
ed ecco d’ un tratto una luce tenue
Illuminare un cespuglio di rose stillante sangue.
 
Esso mi invitava a coglierne una ,
pur sapendo che ciò avrebbe recato sdegno a Diana.
Ma incauto e nefasto fu il  gesto che mi condannò
ad un destino sciagurato e funesto.
 
Trafittomi la mano con un aculeo sanguinante
mi scosse tutto un brivido pungente,
finché la metamorfosi non fu fatta
e anche io divenni  del cespuglio una rosa scarlatta.
 
 
 
Il pianto di Lucifero.
 
Ali corvine e occhi di ghiaccio
di chi un antico livore porta stretto in braccio.
Capelli bruciati e oramai consunti
un tempo splendenti come diamanti.
 
Perché piangi Lucifero?
 
Nell’ inferno ghiacciato sei costretto a giacere
tu che un tempo potevi volare.
Ti aggiri per putride foreste ornate di teschi,
lasciando che  le tue ali spezzate accarezzino la gelida terra.
 
Perché piangi Lucifero?
 
Forse il tuo non è un pianto, bensì un lamento,
poiché dopo la sconfitta giunge sempre il tormento.
Dall’ alto dei cieli sei precipitato
insieme agli altri ribelli al centro della terra incatenato.
 
Ora piangi , Lucifero!
 
 
   La danza delle streghe
 
Chiome di ebano e lunghe sottane
volteggiano in un turbinio di colori.
Risate stridule e gemiti persi
appartengono a coloro i cui corpi vennero arsi.
 
Sono le streghe  con la loro danza ,
di notte vagano in cerca dell’ ancestrale essenza.
 
Non puoi udirle, poiché sono nel vento
disperse come cenere a cui furono ridotte un tempo.
A causa dei loro sortilegi condannate,
dagli antichi popoli  sempre perseguitate.
 
Sono le streghe con la loro danza ,
di notte vagano in cerca dell’ ancestrale essenza.
 
Si aggirano per luoghi sconosciuti
per ritrovare i loro antichi poteri perduti.
Astute ingannatrici,  con un semplice frutto,
possono addurti un terribile lutto.
 
Sono le streghe con la loro danza ,
di notte vagano in cerca dell’ ancestrale essenza.
 
 
 
 

 
     Inno a Giovanna d’ Arco
 
Nella notte buia , tra il suon d’ armature
una giovane avanza senza timore.
Imperlato di pioggia è il suo capo
mentre al fianco destro stringe il  ferro gelato.
 
Impavida condottiera dagli occhi cerulei
trafiggi gli Inglesi con dardi argentei.
Sotto una pioggia di frecce ti lieta far guerra
e difendere fino all’ ultima goccia di sangue la tua terra.
 
Ma sotto possenti mura  venisti catturata ,
in una piazza pubblica come strega  bruciata.
Il tuo mito , però , non è una storiella
perché tu sei colei che chiamano la pulzella.
 
 
 
Alessandro Magno
 
Riccioli biondi , baciati dal sole
cadono su forti spalle guerriere.
È il giovane Alessandro , sovrano di Pella ,
dalla veste lunga e l’ armatura bella.
 
Egli ha sconfitto Dario il Persiano,
terrore di ogni essere umano.
E’ il giovane Alessandro sovrano di Pella
dalla veste lunga e l’ armatura bella.
 
Nel suon di battaglia egli non è solo,
audaci guerrieri lo incitano in coro.
Il possente Efestione dagli occhi smeraldini
e il cavaliere Cassandro dai capelli corvini.
 
Durante la notte nella sua armatura
ama specchiarsi la dea Luna.
Se ascolti con attenzione puoi udirla nel suo antro
cantare le gesta del giovane Alessandro.
 
E’ il giovane Alessandro sovrano di Pella
dalla veste lunga e l’ armatura bella.
 
 
Il melo della paura
 
 Lo chiamano il melo della paura,
dal colore simile alla notte scura.
Ogni bambino lo conosce
perché ad immaginarlo la paura cresce.
 
Esso si trova su una rupe sperduta
dove giammai mise piede creatura ravveduta.
Dicono che di notte giovani spiriti
danzino intorno in silenziosi riti.
 
I suoi frutti possono essere letali
seppur per bellezza e profumo son straordinari.
Tu dunque non cadere in tentazione
e al melo stregato fa’ attenzione.
 
Un tempo un giovane fanciullo
morse del melo un delicato frutto.
Egli dolcemente si addormentò
e giammai a casa ritornò.
 
 
 
Solo con me stesso
 
Per strade deserte , a braccia conserte , vago in silenzio.
Vorrei pensare che dentro di me sono ancora io.
Un dolore nel profondo dell’ animo mi tormenta
mentre il vento  gelido di febbraio le spalle mi frusta.
 
I miei piedi sono nudi e lacerati
e sul terreno freddo  poggiano silenziosi.
Il mio cuore come il mio passo è senza una meta ,
avvolto da una coltre di nebbia fitta.
 
Giunto ai margini di un precipizio guardo in basso
pensando che potrei sporgermi e cadere inerte come un sasso.
Basterebbe un semplice passo avanti
per porre fine a tutti i miei tormenti.
 
Mentre me ne sto sul limitare del burrone a ragionare,
nel cielo appare una piccola stella , essa brilla come una fiammella.
Dolci parole mi sussurra con tono fatato
 e già dal nero burrone mi sono allontanato.
 
 
 
Mia Madre
 
Ella siede composta e  con i suoi occhi scuri ,
fuori dalla finestra il paesaggio ammira assorta.
Il suo respiro è lento e silenzioso
e ogni tanto il suo viso si contrae con fare pensieroso.
 
Improvvisamente cauta si alza
e nel buio del mattino vaga di stanza in stanza.
Controlla che i suoi figli dormano ancora
perché  questo pensiero dolcemente la rincora.
 
Nel giorno tra mille faccende si perde
finché la notte lentamente scende.
A volte , stanca , cede all’ ira
ma presto torna colma d’ allegria.
 
E io che ormai son cresciuto
 al dolce suon dei suoi passi ancora mi commuovo.
Adoro alle spalle abbracciarla ,
perché lei è la mia adorata mamma.
 
 
 
 
Dedicata ad un angelo
 
I tuoi lunghi riccioli biondi
come cenere dal vento dispersi
ritornano nella mia mente.
Eri la più bella tra le fanciulle…
 
I tuoi occhi cerulei ora ornano l’ avida terra,
così gelosa che precocemente al mondo ti ha sottratta.
Come un’aurora splendente sei sorta
e come tramonto sei morta.
 
Quando nella vita insostenibile divien la fatica ,
io mi consolo con il tuo ricordo, dolce amica.
Il tuo sorriso mi dona forza quando son stanco
perché so che sei tu l’ angelo che veglia al mio fianco.




 

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