La foresta delle rose scarlatte è la prima raccolta poetica pubblicata dallo scrittore salernitano
Mariano Ciarletta con la casa editrice Plectica. Comprende 10 componimenti differenti, di cui, alcuni,
assumono la struttura di vere e proprie filastrocche aventi sia accenni storici che altri marcatamente
gotici.
Mariano Ciarletta con la casa editrice Plectica. Comprende 10 componimenti differenti, di cui, alcuni,
assumono la struttura di vere e proprie filastrocche aventi sia accenni storici che altri marcatamente
gotici.
La foresta delle rose
scarlatte.
Un bel dì entrai in una fitta foresta
io giovane fanciullo dalla bionda
testa
per la curiosità che verso quel luogo
mi aveva spinto a quel terribile
giuoco.
Oltrepassato il limitare boscoso,
mi fermai a riposare sotto un pino
ombroso
ed ecco d’ un tratto una luce tenue
Illuminare un cespuglio di rose
stillante sangue.
Esso mi invitava a coglierne una ,
pur sapendo che ciò avrebbe recato
sdegno a Diana.
Ma incauto e nefasto fu il gesto che mi condannò
ad un destino sciagurato e funesto.
Trafittomi la mano con un aculeo
sanguinante
mi scosse tutto un brivido pungente,
finché la metamorfosi non fu fatta
e anche io divenni del cespuglio una rosa scarlatta.
Il pianto di Lucifero.
Ali corvine e occhi di ghiaccio
di chi un antico livore porta stretto
in braccio.
Capelli bruciati e oramai consunti
un tempo splendenti come diamanti.
Perché piangi Lucifero?
Nell’ inferno ghiacciato sei costretto
a giacere
tu che un tempo potevi volare.
Ti aggiri per putride foreste ornate
di teschi,
lasciando che le tue ali spezzate accarezzino la gelida
terra.
Perché piangi Lucifero?
Forse il tuo non è un pianto, bensì un
lamento,
poiché dopo la sconfitta giunge sempre
il tormento.
Dall’ alto dei cieli sei precipitato
insieme agli altri ribelli al centro
della terra incatenato.
Ora piangi , Lucifero!
La danza delle streghe
Chiome di ebano e lunghe sottane
volteggiano in un turbinio di colori.
Risate stridule e gemiti persi
appartengono a coloro i cui corpi
vennero arsi.
Sono le streghe con la loro danza ,
di notte vagano in cerca dell’
ancestrale essenza.
Non puoi udirle, poiché sono nel vento
disperse come cenere a cui furono
ridotte un tempo.
A causa dei loro sortilegi condannate,
dagli antichi popoli sempre perseguitate.
Sono le streghe con la loro danza ,
di notte vagano in cerca dell’
ancestrale essenza.
Si aggirano per luoghi sconosciuti
per ritrovare i loro antichi poteri
perduti.
Astute ingannatrici, con un semplice frutto,
possono addurti un terribile lutto.
Sono le streghe con la loro danza ,
di notte vagano in cerca dell’
ancestrale essenza.
Inno a Giovanna d’ Arco
Nella notte buia , tra il suon d’
armature
una giovane avanza senza timore.
Imperlato di pioggia è il suo capo
mentre al fianco destro stringe
il ferro gelato.
Impavida condottiera dagli occhi
cerulei
trafiggi gli Inglesi con dardi
argentei.
Sotto una pioggia di frecce ti lieta
far guerra
e difendere fino all’ ultima goccia di
sangue la tua terra.
Ma sotto possenti mura venisti catturata ,
in una piazza pubblica come strega bruciata.
Il tuo mito , però , non è una
storiella
perché tu sei colei che chiamano la
pulzella.
Alessandro Magno
Riccioli biondi , baciati dal sole
cadono su forti spalle guerriere.
È il giovane Alessandro , sovrano di
Pella ,
dalla veste lunga e l’ armatura bella.
Egli ha sconfitto Dario il Persiano,
terrore di ogni essere umano.
E’ il giovane Alessandro sovrano di
Pella
dalla veste lunga e l’ armatura bella.
Nel suon di battaglia egli non è solo,
audaci guerrieri lo incitano in coro.
Il possente Efestione dagli occhi
smeraldini
e il cavaliere Cassandro dai capelli
corvini.
Durante la notte nella sua armatura
ama specchiarsi la dea Luna.
Se ascolti con attenzione puoi udirla
nel suo antro
cantare le gesta del giovane
Alessandro.
E’ il giovane Alessandro sovrano di
Pella
dalla veste lunga e l’ armatura bella.
Il melo della paura
Lo chiamano il melo della paura,
dal colore simile alla notte scura.
Ogni bambino lo conosce
perché ad immaginarlo la paura cresce.
Esso si trova su una rupe sperduta
dove giammai mise piede creatura
ravveduta.
Dicono che di notte giovani spiriti
danzino intorno in silenziosi riti.
I suoi frutti possono essere letali
seppur per bellezza e profumo son
straordinari.
Tu dunque non cadere in tentazione
e al melo stregato fa’ attenzione.
Un tempo un giovane fanciullo
morse del melo un delicato frutto.
Egli dolcemente si addormentò
e giammai a casa ritornò.
Solo con me stesso
Per strade deserte , a braccia
conserte , vago in silenzio.
Vorrei pensare che dentro di me sono
ancora io.
Un dolore nel profondo dell’ animo mi
tormenta
mentre il vento gelido di febbraio le spalle mi frusta.
I miei piedi sono nudi e lacerati
e sul terreno freddo poggiano silenziosi.
Il mio cuore come il mio passo è senza
una meta ,
avvolto da una coltre di nebbia fitta.
Giunto ai margini di un precipizio
guardo in basso
pensando che potrei sporgermi e cadere
inerte come un sasso.
Basterebbe un semplice passo avanti
per porre fine a tutti i miei
tormenti.
Mentre me ne sto sul limitare del
burrone a ragionare,
nel cielo appare una piccola stella ,
essa brilla come una fiammella.
Dolci parole mi sussurra con tono
fatato
e già dal nero burrone mi sono allontanato.
Mia Madre
Ella siede composta e con i suoi occhi scuri ,
fuori dalla finestra il paesaggio
ammira assorta.
Il suo respiro è lento e silenzioso
e ogni tanto il suo viso si contrae
con fare pensieroso.
Improvvisamente cauta si alza
e nel buio del mattino vaga di stanza
in stanza.
Controlla che i suoi figli dormano
ancora
perché questo pensiero dolcemente la rincora.
Nel giorno tra mille faccende si perde
finché la notte lentamente scende.
A volte , stanca , cede all’ ira
ma presto torna colma d’ allegria.
E io che ormai son cresciuto
al dolce suon dei suoi passi ancora mi
commuovo.
Adoro alle spalle abbracciarla ,
perché lei è la mia adorata mamma.
Dedicata ad un angelo
I tuoi lunghi riccioli biondi
come cenere dal vento dispersi
ritornano nella mia mente.
Eri la più bella tra le fanciulle…
I tuoi occhi cerulei ora ornano l’
avida terra,
così gelosa che precocemente al mondo
ti ha sottratta.
Come un’aurora splendente sei sorta
e come tramonto sei morta.
Quando nella vita insostenibile divien
la fatica ,
io mi consolo con il tuo ricordo,
dolce amica.
Il tuo sorriso mi dona forza quando
son stanco
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