lunedì 14 dicembre 2015

La poesia non è commerciale, la poesia è vita.

I dati che ci pervengono sulla scelte dei lettori, riguardo i nuovi prodotti editoriali, dimostrano chiaramente come, circa l' 80% della popolazione Italiana, preferisca di gran lunga crogiolarsi tra le pagine di  romanzi di genere rosa, erotico, fantasy e noir piuttosto che scoprire il piacere di perdersi nei versi dell' anima, versi che, purtroppo, con il passare del tempo attraggono sempre meno le numerose cerchie culturali. Ed è inutile girarci intorno: la poesia non vende.  Ne sono testimonianza le numerose case editrici che, pur amando questo genere, sono costrette a ripiegare sul settore della narrativa per mantenersi in vita. Ma qual è il vero problema della poesia? Cosa spinge quest' arte tanto nobile e singolare ad essere così poco desiderata? Soprattutto i più giovani che in un' età come l' adolescenza in cui la sensibilità e le emozioni sono all' apice dovrebbero dimostrare una maggiore propensione verso il genere poetico si limitano ad osservare con noi i versi che dagli autori più celebri a quelli moderni, gli vengono propinati sui banchi di scuola e fuori. Dunque, perché la poesia annoia?! I motivi sono diversi. Prima di tutto, la poesia in Italia, non fa "tendenza"e, soprattutto, non gode di un appoggio di spessore da parte delle case editrici. Sia chiaro, da studente di editoria discolpo totalmente le scelte editoriali che non agiscono per loro desiderio, mi spiego meglio. Ormai l' editoria è diventata sempre di più una catena di consumo, un agente che, sempre più spesso, è costretta a scendere a compromessi con quelli che sono i generi maggiormente richiesti dagli italiani e, sicuramente, secondo una classifica di gradimento, la poesia occupa il fondo. Come potrebbe mai il famigerato 50 sfumature competere con una silloge poetica? Il tutto perchè, la poesia richiede una sensibilità particolare, un gusto per la ricerca interiore e una scoperta di se stessi che deve necessariamente essere compiuta per far sì che quei versi, di qualunque autore siano, possano essere cuciti sulla pelle di chi legge. Insomma, la poesia deve essere fatta propria, ma per fare ciò è necessario che il lettore compia uno sforzo, un atto ormai sempre più in disuso, leggere da lettore consapevole e da critico. Eppure c'è ancora qualcuno che considera la poesia un' esigenza, una ragion d' essere, un farmaco per l' anima ed è proprio a questi lettori che noi poeti contemporanei dobbiamo rivolgerci come fecero illustri nomi prima di noi in passato.

Mariano Ciarletta




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