Cuore di madre (1)
Gioisci, cuore di madre,
per il candido germoglio che porti in grembo.
Patisci cuore di madre,
per il sofferto travaglio che lo schiude alla luce.
Sorridi, cuore di madre
per la crescita del tuo fiore acerbo.
Proteggilo, cuore di madre
Come fosse linfa che scorre nelle tue vene.
Soffri, cuore di madre
nel vedere che il germoglio divenuto fiore
è nel mezzo della tempesta che causa dolore.
Stilli sangue, o cuore di madre,
per le spine che il tuo fiore ora ti porge
e per il veleno che trasuda dal fragile stelo.
Ma non smettere di amarmi, madre!
Perché senza di te la mia vita è a metà.
Come sale (2)
Come sale
che si riversa
su una ferita arsa,
la tua parola crudele
irrompe nel mio animo fragile.
Perdono non può esistere
per questo gioco malato di inganni,
è ora di esorcizzare dal cuore gli affanni,
che hanno reso paralleli i nostri cuori.
Un tempo all’ unisono son stati
ma di tal purezza presto fummo privati,
per lasciar campo alla viscida lussuria
che ogni senso ha bruciato con la sua furia.
E in tal vizio ci siamo crogiolati,
mentre i nostri animi privi d’ amore son diventati.
Come automi che vivono una patetica farsa,
e ora che mi volto, tu sei già scomparsa.
su una ferita arsa,
la tua parola crudele
irrompe nel mio animo fragile.
Perdono non può esistere
per questo gioco malato di inganni,
è ora di esorcizzare dal cuore gli affanni,
che hanno reso paralleli i nostri cuori.
Un tempo all’ unisono son stati
ma di tal purezza presto fummo privati,
per lasciar campo alla viscida lussuria
che ogni senso ha bruciato con la sua furia.
E in tal vizio ci siamo crogiolati,
mentre i nostri animi privi d’ amore son diventati.
Come automi che vivono una patetica farsa,
e ora che mi volto, tu sei già scomparsa.
Cristallo (3)
Parlami, nonostante la tua voce sia solo un’ eco.
Pensami, se dimoro nel tuo cuore,
come le radici dimorano nell’ umida terra.
Scrutami e comprendi le mie mille fragilità.
Guardami, non sono forte come vorresti.
Il mio animo non è che un riflesso di cento debolezze.
Compatiscimi, se è quello che il cuore ti detta,
ma se puoi, amami, con il silenzio
e con la tua pelle.
Guidami, per sentieri di cui non conosco gli aromi.
Insegnami ad apprezzarli e custodirli nel cuore.
Imprimi i tuoi occhi nella mia mente
come un sigillo impresso su un lago di cera.
Eppure tu sei distante,
dietro una tetra barriera
che tu hai innalzato con la tua indifferenza.
Una barriera di cristallo e silenzio.
Il silenzio della montagna (4)
Che queste vette silenti,
condannate ad un silenzio irreale
allontanino i rumori del cuore.
Siano come acqua su un campo arso,
come miele che sazia una bocca affamata
che altro gusto non conosce
se non quello di lacrime salate.
Che questa terra gelida,
di questa possente montagna su cui mi trovo disteso,
ridoni vigore alle mie ossa e al mio cuore,
mentre stringendo tra le mani la terra umida,
cerco il tuo odore dentro di lei,
cerco di renderla parte di me,
mi piace vagare per queste gelide vette,
pensarmi solo, riscoprirmi nuovo,
accogliere piccoli insegnamenti,
che la natura, maestra paziente, mi dona,
come quello dell’aquila fiera che,
dopo il riposo, spicca nuovamente il volo
verso il buio precipizio, per poi salire al cielo.
L' aquila è emblema della vita,
che ci spinge sempre a tuffarci nel vuoto
per salire verso la luce della dolce aurora.
condannate ad un silenzio irreale
allontanino i rumori del cuore.
Siano come acqua su un campo arso,
come miele che sazia una bocca affamata
che altro gusto non conosce
se non quello di lacrime salate.
Che questa terra gelida,
di questa possente montagna su cui mi trovo disteso,
ridoni vigore alle mie ossa e al mio cuore,
mentre stringendo tra le mani la terra umida,
cerco il tuo odore dentro di lei,
cerco di renderla parte di me,
mi piace vagare per queste gelide vette,
pensarmi solo, riscoprirmi nuovo,
accogliere piccoli insegnamenti,
che la natura, maestra paziente, mi dona,
come quello dell’aquila fiera che,
dopo il riposo, spicca nuovamente il volo
verso il buio precipizio, per poi salire al cielo.
L' aquila è emblema della vita,
che ci spinge sempre a tuffarci nel vuoto
per salire verso la luce della dolce aurora.
Respiri (5)
Confessano
degli occhi
la verità.
Lenti
dipartono
da labbra
inaridite
per baci
fuggenti.
Testimoni
silenziosi
di notti
interminabili
spese a
cercarci
sulle
deserte isole
della nostra
coscienza.
Da reconditi
desideri
resi
affannosi,
spezzati sul
nascere
come
germogli recisi.
Angeli di
pietra (6)
Angeli di
pietra
radicati
nella terra.
piangono
sangue
al suon
della cedra.
In questo
luogo,
dove regna
Morte,
piangono
sangue
per la
triste sorte.
Da essi nasce
un lamento lieve:
tristi
umani, a cui l’odio vi preme,
questa vita
eterna giammai sarà,
e la vostra
anima all’ inferno brucerà.
L’ addio (7)
Su uno
scoglio inesistente
in una
realtà apparente
rifletto in
questo rumoroso silenzio
appellandomi
per questo dolore a Dio.
Vorrei
confessare il tuo nome alle onde ribelli,
come gli
uomini narrano al mare dei loro fardelli.
Ma tal
parola sulla lingua mi si spezza e aggrotto la fronte,
mentre il
caldo sole scompare timido all’ orizzonte.
Io e la mia
ombra qui siamo rimasti,
su questo
scoglio dove amor consumasti.
Sei nella
terra, nell’ aria e nella pioggia,
tu che nel
mio cuore pungi come scheggia.
Frammenti di
specchio (8)
Rimango a
fissare i miei occhi vuoti,
testimoni
crudeli di un dolore che non vuol tacere
e mi
schiaffeggia il riflesso di un uomo ridotto in cenere
che attende
solo la bufera per esser dispersa.
Specchio
malvagio, perché contro di me ti accanisci?
Ti ho forse
fatto un torto che ora ti porta alla vendetta?
Non mostrarmi
dunque la causa del mio dolore
non
mostrarmi chi mi ha privato di passione e ardore.
Sono io il
mio nemico, il carnefice di me stesso
quindi sii
clemente, privami di questo riflesso
o forse godi
nel vedere il mio cuore straziato?
Tu che
mostri agli uomini il presente e il passato?
O forse
dietro di te c’è ancora lei che ho perduto?
Forse l’ hai
imprigionata, tu crudele, dietro questo vetro.
E non
bastano le mie lacrime per farla tornare,
non basta il
mio malinconico grido d’ amore.
Dolce amor
mio, io urlo ma tu non mi senti
e il mio
grido è portato via da gelidi venti.
Il nostro
amore è ormai un ancestrale lamento
è come dello
specchio un dimenticato frammento.
La promessa (9)
Avevi
promesso
di condurmi
per mano
per luoghi
sconosciuti
seppur
agognati.
Avevi
promesso lealtà alla promessa
violata sul
nascere
per tua
infida apatia.
Avevi
promesso
di
custodirmi nel cuore
come manna
preziosa
scesa dal
cielo.
Avevi
promesso protezione,
come robusta
radice
che avvolge
un tenero germoglio.
Avevo
sperato in giorni di riso,
fedele a
quel patto
e invece
riverso dagli occhi
patetici
prismi d’ argento.
Ragion d’
essere (10)
Il vagare di
passi silenti
per strade
incompiute,
patetici
attori
di una vita
mancata.
Se fosse
ogni giorno
come quello
in cui amor giurasti.
Se fosse
ogni singola ora
bagnata
dalle tue lacrime
avrei ancora
ragion d’ essere,
avrei ancora
umide e pallide gote
appena
solcate da gocce argentee.
Ho creduto
fossi la radice del cuore
Invece,
spina intrisa di fiele,
hai
atrofizzato gli ultimi respiri,
le ultime
vestigia
di una vana
esistenza.
Niente (11)
Ennesima
attesa
su un
dimenticato scoglio
del tuo
ritorno,
al
rosseggiar dell’ orizzonte.
Trambusto
dell’ anima,
occhi alle
nubi,
il mare agli
orecchi,
respiri di
calma,
nemesi del
cuore.
Eppure la
tua assenza è niente.
Il sole
sorgerà comunque,
domani e gli
altri giorni ancora.
Luna (12)
Pallida
falce
di argenteo
riflesso,
ladra di
sogni,
spia di
amanti,
concedi
tregua alla mente,
Che questa
veglia cessi!
Che cessino
i respiri d’ attesa
e che liete
riposino le stanche membra.
Godi nel
vedere il mio corpo,
che si
aggira per questa foresta.
Ridi di me,
pallida falce,
poiché l’
insonnia che il corpo possiede,
liete rende
le tue notti instancabili.
Crudele
sfera celeste,
che gli
uomini tormenti con mille pensieri,
donami il riparo da questi
e fa’ che il
mio animo lacerato trovi ristoro.
Meraviglia (13)
Colme le
iridi di meraviglia,
volte all’
immenso etere,
affamate di
inesplorati sentieri,
curiose di
mari mai percorsi,
bramose di luce
mai ammirata,
cerchi di
pura fiamma scarlatta.
Io sono
fuoco che arde di scoperta,
uragano di
venti setaccianti la terra,
pioggia che
si riversa su deserti incompiuti.
Io sono
fragile virgulto,
quercia
possente,
mancato
equilibrio dell’ anima,
antitesi del
mio essere.
L’ armonia
delle tenebre. (14)
Armonia
delle tenebre,
in una stasi
apparente
ove il cuor
si rasserena,
un singolar
equilibrio
l’anima
sostiene.
Che sia
notte per sempre;
dimora di
riflessioni,
tela di
ricordi,
iridi venate
si sangue,
veglia
infinita.
Che sia
notte ancora,
in umide
lenzuola
ove il mio
pensier giace silente.
Che sia
notte,
e che la mia
mente sia volta
ad orizzonti
mai scrutati,
ad onde mai
cavalcate,
a spiagge
mai percorse.
Volevo un
segno (15)
Mi persi, per
vie buie che odoravano di morte dell’ anima.
Mi persi, in
quel bosco ove la tua parola era lontana.
Ti
desideravo, desideravo ardentemente riaverti nel mio cuore,
ma troppo
fitta era la nebbia che offuscava i miei occhi.
Mi guardavo
intorno, cercandoti tra la scura selva,
cercando un
bagliore che dimostrasse che Tu c’ eri.
Volevo un
segno, o Signore, un segno di Te
e allo
stesso modo desideravo che la natura crudele mi inghiottisse.
Poi sorse la
timida aurora e allora compresi che Tu eri lì.
Eri sempre stato
lì, accanto a me, anche nelle tenebre.
Mi alzai e
ammirai la bellezza di quel bosco lucente
Un bosco
dove ogni cosa brillava di luce propria.
«Alzati», mi dicesti
e per la prima volta udii la tua voce,
«alzati», ripetesti,
e una brezza leggera iniziò a soffiare
e insieme ad
essa il canto degli usignoli si levò melodioso.
Era quella
la dolce armonia del tuo creato.
Preso da
tanta meraviglia mi stesi sulla terra umida
e,
baciandola, assaporai l’ odore della purezza
Che tu,
Signore, avevi scelto di ridarmi.
La
voce del vento (16)
Quando
i nostri ricordi,
un
tempo stupendi,
sconosciuti
ti saranno,
ricordati
dove essi dimora hanno.
Rimembra
il giuramento che un tempo ti feci,
quando
per lunghi sentieri vagavamo felici.
E
se ancora hai dei dubbi, ti basterà camminare
e
la melodia del vento intorno a te ascoltare.
Tendi
le orecchie mia dolce consorte
pur
se queste son già dell’ avida
morte.
E
nella voce del vento sentirai il mio canto
testimone
del mio amore che giammai sarà stanco.
Sogno (17)
Anestetico
della mente,
realizzatore
di inganni,
spia del
cuore,
fabbricante
di immagini,
falso amico,
traditore
silente,
concedimi
ancora una volta il tuo morso,
stringimi un’
ultima notte,
e rinnova il
patto che un tempo stringemmo.
Fa’ che io
possa toccare il suo cuore
e potrai far
schiava la mia mente
con il tuo
sigillo d’ illusioni.
Inebria i
miei sensi,
peso alle
palpebre,
per i nostri
segreti sentieri
conducimi
come salda guida
e sul
sentiero più oscuro,
fa’ che la
sua voce
sia da eco
ai miei orecchi,
solo una
volta o per sempre.
Alberi (18)
Siamo come alberi,
piegati dai venti
della vita,
radicati al terreno
della speranza.
L’
aracnide della mente. (19)
Se
fosse facile
recider
la tela
tessuta
dal crudele aracnide
che governa
la mente
e i
suoi fili ardere
nel
fuoco della liberazione
padre
di giustizia,
creatore
di ordine,
le
atrocità dell’ umana esistenza
non
sarebbero che vana cenere.
Ma l’
uomo è mosca,
cieca
mosca
viziata dal libertino volo.
Curiosa
mosca,
attirata
dall’ odor di lusinga
dal
dolce sapor dell’ ipocrisia
e dal
luccichio delle armi.
Patetica
mosca,
preda
dell’ aracnide della mente
per i
suoi stessi vizi.
Ascolta le poesie recitate in formato Audio
https://www.youtube.com/channel/UCDgbPDpMcVk_jVdLuKtNOtQ/videos
Diritti riservati all' autore ©
sono bellissime! Baci!
RispondiEliminaBelle.
RispondiEliminaDavvero profonde!!!
RispondiEliminaAlcune sono profondamente struggenti nella loro bellezza. Complimenti per le emozioni che riesci a trasmettere con i tuoi versi. Francesco.
RispondiElimina