Caro bullo,
sai, ho cercato di
capire, ho scavato dentro di me, lì dove le ferite fanno ancora male. Ma per
anni, non ho ottenuto risposta. Mi sono sempre chiesto il perché di quegli
occhi così crudeli, così sadici; se avessero potuto, quegli occhi mi avrebbero
ucciso ancor prima delle parole. Mi sono interrogato su quelle risate durante
l’ora di educazione fisica, a scuola, quando avevamo solo dodici anni, sulle
battute sul mio peso, sugli spintoni e sul tenermi sempre costantemente
emarginato, quasi avessi una malattia infettiva. Mi sono chiesto il perché,
durante le interrogazioni sentissi sempre quelle risate di sottofondo. Eppure,
caro bullo, ricordo sempre di aver aiutato il prossimo; sì, ho aiutato anche
te, prestandoti molte volte i miei quaderni quando non avevi terminato i
compiti e puntualmente mi chiedevi di aiutarti. Tu mi ringraziavi e io, in cuor
mio, speravo che tra noi nascesse un rapporto nuovo, un rapporto di amicizia e
pace. Nonostante questo, ciò che ho ricevuto è stata solo la tua cattiveria e
il tuo accanirti maggiormente non solo con le parole ma anche con i fatti.
Ricordo quando scambiavi la mia timidezza per superbia e, insieme al tuo
gruppo, facevi di tutto per tenermi distante pensando di agire secondo un bene
superiore. Quel gruppo che, non molto più tardi, avrei compreso essere uno
scudo fantasma, una finta pretesa di sicurezza che mal celava, invece, quella
che era la tua profonda fragilità. Sarebbero tanti i ricordi, tante le
cicatrici anestetizzate con le lacrime che, per fortuna, lo scorrere del tempo
ha coperto ma non cancellato perché, in fondo, le vittime del bullismo, in
qualsiasi forma e di qualsiasi tipologia non guariscono mai. Eppure, sai,
voglio ringraziarti: è grazie a te se ho acquisito fiducia in me stesso, se ho
imparato a sopportare il dolore dell’anima se ho imparato a guardare gli altri
con occhi diversi e con una maggiore sensibilità e in fondo, oggi, posso dire
che ti capisco e ti comprendo. Comprendo il tuo essere fragile, una fragilità
che all’ epoca ti portava ad essere vittima e carnefice e semmai avrai qualche
ripensamento sul tuo comportamento, non preoccuparti, quella crisalide così
insicura, quel bozzolo di timidezza che tanto hai odiato, ha spiegato le ali, ha
osservato il cielo e vola verso orizzonti sconfinati.
Mariano Ciarletta
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale
Bellissima!!!
RispondiEliminaGrazie mille, Tiziana!
Elimina