venerdì 6 gennaio 2017

Lettera a un bullo - Mariano Ciarletta ©

Caro bullo,

sai, ho cercato di capire, ho scavato dentro di me, lì dove le ferite fanno ancora male. Ma per anni, non ho ottenuto risposta. Mi sono sempre chiesto il perché di quegli occhi così crudeli, così sadici; se avessero potuto, quegli occhi mi avrebbero ucciso ancor prima delle parole. Mi sono interrogato su quelle risate durante l’ora di educazione fisica, a scuola, quando avevamo solo dodici anni, sulle battute sul mio peso, sugli spintoni e sul tenermi sempre costantemente emarginato, quasi avessi una malattia infettiva. Mi sono chiesto il perché, durante le interrogazioni sentissi sempre quelle risate di sottofondo. Eppure, caro bullo, ricordo sempre di aver aiutato il prossimo; sì, ho aiutato anche te, prestandoti molte volte i miei quaderni quando non avevi terminato i compiti e puntualmente mi chiedevi di aiutarti. Tu mi ringraziavi e io, in cuor mio, speravo che tra noi nascesse un rapporto nuovo, un rapporto di amicizia e pace. Nonostante questo, ciò che ho ricevuto è stata solo la tua cattiveria e il tuo accanirti maggiormente non solo con le parole ma anche con i fatti. Ricordo quando scambiavi la mia timidezza per superbia e, insieme al tuo gruppo, facevi di tutto per tenermi distante pensando di agire secondo un bene superiore. Quel gruppo che, non molto più tardi, avrei compreso essere uno scudo fantasma, una finta pretesa di sicurezza che mal celava, invece, quella che era la tua profonda fragilità. Sarebbero tanti i ricordi, tante le cicatrici anestetizzate con le lacrime che, per fortuna, lo scorrere del tempo ha coperto ma non cancellato perché, in fondo, le vittime del bullismo, in qualsiasi forma e di qualsiasi tipologia non guariscono mai. Eppure, sai, voglio ringraziarti: è grazie a te se ho acquisito fiducia in me stesso, se ho imparato a sopportare il dolore dell’anima se ho imparato a guardare gli altri con occhi diversi e con una maggiore sensibilità e in fondo, oggi, posso dire che ti capisco e ti comprendo. Comprendo il tuo essere fragile, una fragilità che all’ epoca ti portava ad essere vittima e carnefice e semmai avrai qualche ripensamento sul tuo comportamento, non preoccuparti, quella crisalide così insicura, quel bozzolo di timidezza che tanto hai odiato, ha spiegato le ali, ha osservato il cielo e vola verso orizzonti sconfinati. 

Mariano Ciarletta

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